OKKUPERT – La profezia di Jo Nesbø

E’ uno strano tipo Jo Nesbø, scrittore, sceneggiatore, laureato in economia e prima ancora giocatore di calcio. E’ nato nel 1960 ad Oslo, solo per questo un bimbominkia potrebbe liquidarlo come boomer e chiudere la pratica.

Ora, a parte che ad occhio e croce Jo sarà pure un boomer, ma potrebbe aver ereditato dal concepimento avvenuto negli anni d’oro una certa attitudine a far soldi con le sue buone idee, dovremmo chiedere all’ipotetico bimbominkia di dare un’occhiata alla serie Netflix Okkupert, soltanto per cominciare a riflettere con qualcosa di leggero ed alla portata di chi non sia in grado di leggere Markuse.

Occupied, nel suo titolo yankee, ha una strana presentazione su Netflix. Viene taggata come una serie “distopica”.

Dato che questo, il genere distopico, è un genere che mi intriga, mi sono succhiato le prime puntate, trascinandomi poi in una maratona notturna per completare la serie.

Distopica un piffero! Okkupert, come l’ha chiamata Jo nella sua lingua, prodotta a partire dal 2015, è di stringente attualità.

Il canovaccio è semplice: la Russia, con il sostegno dell’Unione europea, occupa la Norvegia per ripristinare la produzione di petrolio e gas, in risposta ad un crisi energetica causata dal Partito Ambientalista norvegese. Già, perché, nella serie, gli zii norvegesi di Greta, hanno avuto la brillante idea di fermare l’esportazione di petrolio e gas, puntando sulla riconversione energetica a fonti più green.

La trama su cui si dipanano le due stagioni (la terza, per motivi misteriosi, non è stata distribuita in Italia ) è quella che racconta di una resistenza pacifica e politica, in contrapposizione ad una sotterranea lotta armata contro l’occupazione russa. Nel frattempo l’Unione europea sfrutta la situazione per succhiare gas e petrolio ai norvegesi, sui quali però guadagnano i russi.

Politici di spessore discutibile, uomini corrotti, giornalisti d’inchiesta con poco talento e scarsi mezzi, militari, una potente ambasciatrice russa, servizi segreti, amori e sentimenti si alternano sul palcoscenico che pone al centro della questione i grandi temi che oggi appaiono in tutta la loro drammaticità e che sono la linfa di cui si nutre la drammatica guerra in Ucraina.

Il possesso e la distribuzione dell’energia, l’ambiente, il ruolo dell’Unione europea, le reazioni russe, scomposte, grette e muscolari. Quello che manca al tratto “distopico” è il ruolo degli Stati Uniti e di conseguenza della Nato, ma nel 2015 il mondo sperava in Obama, dimenticando che un Presidente US, democratico o conservatore che sia, è prima di tutto un americano.